lunedì 12 novembre 2012

PAROLE, IMMAGINI E CANZONI: UN BREVE ESTRATTO DA OLTREMONDO - L'ORIZZONTE DELLE DIMENSIONI ILLUSTRATO DA FABIO PORFIDIA E MUSICATO DAI THIRTY SECONDS TO MARS

Buon lunedì a tutti! Per allietare l'inizio settimana, vi propongo un viaggio nelle Dimensioni. Di seguito, un breve estratto dal mio secondo romanzo, accompagnato da un'illustrazione d'eccezione: grazie di cuore Fabio Porfidia! Se ancora non lo conoscete, vi invito a visitare il suo sito, resterete affascinati!

 Non so da quanto tempo stiamo camminando. Mi sembra che il tragitto sia interminabile. Arjuna è stato legato ai polsi come uno schiavo e viene continuamente pungolato con le lunghe spade. Con me sono stati più gentili, ma non credo affatto che sia stata una questione di galanteria. Mi temono. Non sanno cosa ho fatto all’angelo e, nonostante la loro arroganza, non sono ansiosi di scoprirlo. Credo che sia stato un duro colpo per tutti loro, in particolar modo per l’angelo. Si comportano come se fossero invulnerabili e, di sicuro, non si aspettavano che una ragazzina potesse minacciarli.
Il giovanetto procede al mio fianco, come se fosse un mio amico, ma non mi stacca gli occhi di dosso e, ogni volta che incrocio il suo sguardo, resto pietrificata dal gelo e dal disprezzo che prova per me. Devo riconoscere, però, che ha coraggio. Tutti loro ne hanno. Sanno che sono pericolosa ma non si tirano indietro, non esitano ad affrontarmi e ad avvicinarmi.
L’ansia per l’incontro con gli Arconti mi sta sfinendo e il suono martellante che solo io posso udire mi sta facendo impazzire. Adesso che la stanchezza e l’apprensione minano la mia capacità di concentrazione, mi sembra che ogni cosa rimbombi (tremi, perfino) a ogni mio respiro, a ogni mio passo. Ho provato a chiudere
gli occhi e forse mi sono anche addormentata, certa che la nostra scorta mi avrebbe fatta procedere a ogni costo, lasciandomi andare in una specie di catalessi. Ho perso totalmente la cognizione del tempo e dello spazio (non che qui abbiano senso: lo sconfinato grigiore reclama anche il cielo oltre alla terra, regalando a questa dimensione un’atmosfera di eclissi perenne).
Arjuna tiene gli occhi bassi ed è stanco. Un velo di sudore gli imperla la fronte spaziosa. La sua umanità gli pesa sempre più: prima il dolore della ferita e adesso l’oltraggio di essere trattato alla stregua di un paria. Sentendosi osservato, si volta verso di me. Gli sorrido, cercando di fargli sentire l’affetto che provo per lui. Arjuna ricambia, storcendo gli angoli della bocca ma poi, all’improvviso, un particolare cattura la sua attenzione. Alza la testa di scatto, impressionato da qualcosa che si staglia sugli scheletri dei palazzi distrutti. Allarmata, seguo la direzione del suo sguardo.
A un chilometro di distanza, due torri gemelle, una bianca e una nera, si innalzano dal nulla. Sono una spettacolo bellissimo ma inquietante; due edifici altissimi a pianta tonda, piuttosto larga alla base e sempre più sottile verso la sommità. Le torri sono così alte che non ne distinguo chiaramente le cime ma, senza ombra di dubbio, convergono l’una verso l’altra, fino a intersecarsi. Di tanto in tanto, coppie di bifore si aprono nelle mura, strette e lunghe, esattamente alla stessa altezza in ognuno dei due edifici, contribuendo ad amplificare uno strano effetto di “simmetria sbagliata”. Sembrano costruite con un materiale insolito, liscio e perfettamente levigato ma dall’aria porosa, quasi fosse avorio. Tento di stimare da quanti piani possano essere formate, ma è difficile anche perché, così facendo, la mia attenzione viene attratta da un altro particolare. C’è qualcosa in cima. Non lo vedo con gli occhi ma la Prescelta lo avverte con precisione assoluta: un richiamo suadente, subliminale, indefinito. C’è qualcosa lassù, qualcosa di forte e misterioso, che sussurra il mio nome, battito dopo battito dopo battito...
Incapace di distogliere lo sguardo dalle torri, mi ritrovo a breve distanza da esse, proprio a metà strada tra l’una e l’altra, e la nostra scorta si ferma, ingiungendoci di fare altrettanto.
«Inginocchiatevi! Gli Arconti stanno per ricevervi» ci ordina, severo, l’angelo.
Mi volto verso di lui e solo adesso mi rendo conto di quanti ragazzini bianchi e neri ci attorniano. Devono averci raggiunti durante il tragitto. Con il cuore in gola eseguo il suo ordine senza discutere e Arjuna si lascia cadere vicino a me. Abbiamo entrambi paura e, così a terra, ci sentiamo ancora più deboli, sopraffatti da questi giovani spietati che continuano ad aumentare di numero. Sagome bianche e nere volano nel cielo incombente, silenziose e agili sopra le nostre teste.
All’improvviso, tutto si ferma e i ragazzini si inginocchiano a loro volta, chinando la testa in segno di ossequio. L’atmosfera, già in partenza densa e soffocante, diviene ora del tutto opprimente e un silenzio carico di attesa cinge il mondo in un abbraccio mortale. Un silenzio pesante, scosso da un rimbombo ossessivo che solo io posso avvertire...

Dulcis in fundo, allego un brano dalla mia playlist creativa: ha accompagnato Siobhan attraverso il Portale, verso nuovi mondi e oltre ancora.

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